RESIDENZA
“I CAPPUCCINI”
Restauro conservativo del Convento
dei Frati Cappuccini di San Martino, Monza.
TEAM DI PROGETTAZIONE
dott. architetto paesaggista Luigino Pirola
Collaboratori:
dott. architetto paesaggista Valter Nava
dott. architetto Clemens C. Lecchi
dott. paesaggista Nicolò Sgalippa
dott. in geourbanistica Mattia Brumana
dott. in architettura del paesaggio Simone Signorelli
dott. in scienze ambientali Matteo Passera
dott. in agrotecnologie per l'ambiente e il territorio Luca Tagliabue
dott. in scienze e tecnologie agrarie Gabriele Capovilla
Il progetto riguarda le opere a verde relative al complesso residenziale “I Cappuccini”, situato a Monza, in via Marsala.
Il complesso è costituito da corpi di fabbrica, alcuni dei quali conservano parti dell’antico convento dei Cappuccini di Monza, edificato nel XVI secolo e successivamente modificato da numerose trasformazioni. L’assetto attuale è interessato da un progetto di restauro conservativo, a cui si affianca la costruzione di nuovi corpi di fabbrica.
Infatti, il progetto architettonico complessivo è improntato ad un principio di base: il recupero dell’antica conformazione. Dell’antico Convento dei Cappuccini rimane oggi la disposizione ad L dei lati nord ed ovest del primo chiostro, una porzione dell'edificio su strada e del muro perimetrale e la semplicità dei prospetti segnati da fasce marcapiano e da cornici attorno alle aperture.
Il progetto del verde intende recuperare gli elementi storici che caratterizzavano gli spazi aperti del complesso, riproponendo le specie, i colori e i profumi che appartenevano ai giardini conventuali, cercando al contempo di rispondere alle nuove esigenze di privacy delle diverse unità abitative.
Più propriamente, si può dire che il progetto, nel suo insieme, si ispira ai giardini che, probabilmente, più hanno segnato il patrimonio dell’architettura del paesaggio del nostro Paese.
Da un lato, infatti, abbiamo tratti dell’hortus conclusus medioevale, cinto da alte mura. Luogo immaginario, archetipo artistico e topos letterario nella storia, l’hortus è stato il luogo della preghiera e della meditazione, ma anche dell’intimità e del piacere della quotidianità. Questa ispirazione è evidente dall’inserimento di piante aromatiche, come la lavanda, e di arbusti profumati come l’osmanto (Osmanthus fragrans).
D’altro canto, spicca anche l’ispirazione tratta dal giardino rinascimentale, che apporta un carattere di simmetria ed equilibrio in relazione con le strutture architettoniche.
Il verde utilizzato a scopo strutturale-architettonico, come fosse la “roccia vissuta” di un sito archeologico, è un tema e uno strumento di memoria ricorrente nell’architettura del paesaggio contemporanea.
Il giardino interno presenta dunque un’articolazione in tre aree, così individuabili:
- il chiostro: è l’area posta tra gli edifici più antichi e intende proprio richiamare i chiostri del complesso conventuale
- l’arbusteto: è l’area posta tra chiostro e bosco e richiama la posizione di un corpo di fabbrica, abbattuto nel XIX secolo, che “chiudeva” uno degli spazi claustrali del convento
- il bosco: è l’area che propone l’idea della naturalità e dell’apertura verso l’esterno, nella quale trovano posto i grandi esemplari di cedro esistenti.