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Recupero Ambientale della 
DISCARICA di MALAGROTTA 

Roma
 

TEAM DI PROGETTAZIONE

dott. architetto paesaggista Luigino Pirola

Collaboratori:

dott. architetto paesaggista Valter Nava

dott. architetto Clemens C. Lecchi

dott. paesaggista Nicolò Sgalippa

 dott. in architettura del paesaggio Lorenzo Natali

dott. in architettura del paesaggio Michele Pezzoni

dott. in Scienze Naturali Ilda Vagge 

Il progetto del recupero ambientale della discarica di Malagrotta è, prima di tutto, un “progetto di natura”: l’elemento naturale, infatti, può essere considerato il vero protagonista. 

In questo senso, l’idea progettuale si basa principalmente sulle Nature Based Solutions (NBS), che sviluppano la propria azione a partire da quanto di positivo è già presente nell’area.

In generale, le NBS, sono soluzioni progettuali proposte per le aree urbane e periurbane alle quali viene affidato il compito di disegnare gli spazi verdi del futuro, generare connessioni sociali e valori culturali che questi spazi sono in grado di creare e trasmettere attraverso la loro resilienza e la capacità di fornire servizi.

Di seguito vengono descritte le principali soluzioni progettuali che vengono definite come NBS riferite al nostro specifico progetto.

  • Formazioni di stagni e zone umide: favoriscono la coesistenza tra ambiente umido e ambiente terrestre attraverso depressioni nel terreno appositamente regimentate e arricchite con vegetazione autoctona con funzione di consolidamento spondale e incremento della biodiversità. 

  • Unità boschive naturali: sono il sistema attraverso il quale vengono distribuite specie vegetali arboree autoctone, organizzate secondo associazioni vegetazionali e disposte secondo un sesto d’impianto preciso che può essere di forma ortogonale o curvilineo.

  • I fossi drenanti: vengono realizzati al fine di raccogliere parte delle acque meteoriche in eccesso provenienti da superfici parzialmente o totalmente impermeabili nel momento in cui si verificano precipitazioni intense. Sono elementi lineari di transizione tra l’area impermeabile e l’area permeabile adibita al deflusso lento delle acque superficiali svolgendo funzione di filtrazione delle acque, aumentando la biodiversità con il potenziale recupero di eventuali aree degradate.

 Per questa ragione, il progetto prende idealmente le mosse dall’ambito cosiddetto “a testa di cane”, che presenta l’area umida già di fatto consolidata: l’idea di fondo è di estendere le caratteristiche di questo luogo all’intera superficie del progetto. 

Per raggiungere questo scopo, si utilizzano tipologie di verde naturale o “naturalizzato” in sintonia con i caratteri di questi paesaggi. Le tipologie sono essenzialmente le seguenti:

- le praterie, previste nei punti più alti;

- le boschine e i filari nelle parti più basse e a margine dell’area della discarica;

- il complessivo riequipaggiamento naturaliforme di tipo igrofilo lungo le vene d’acqua.

Tuttavia, insieme alla natura si propone anche il progetto culturale, di attrazione, di fruizione, dedicato alla recettività. A funzioni di questo tipo sono dedicate alcune specifiche aree. In particolare:

- la cavea per grandi manifestazioni, spettacoli, feste;

- gli spazi dedicati allo sport;

- ai luoghi di gioco e di fruizione percettiva, visiva, panoramica costituiti dai mirador;

- i luoghi in cui si collocano le opere di land art legate all’archeologia industriale o alla tecnologia relativa al contesto.

 Questo aspetto pare particolarmente significativo, essendo portatore di memoria rispetto alle funzioni e alla storia del luogo. Infatti, a recupero avvenuto, è importante che non si dimentichi quella che, per molti anni, è stata l’attività della discarica, inevitabilmente legata alla storia del luogo. Da qui l’importanza di tenere nella dovuta considerazione la testimonianza data da elementi tecnologici presenti, come nel caso dei tubi posti a controllo dei movimenti del gas, che vengono colorati e risignificati secondo un’intenzione estetica.

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